Attività stagionali: chiarimenti sul contributo addizionale NASpI 

Illustrata la norma di interpretazione autentica dell’articolo 21, comma 2 del D.Lgs. n. 81/2015 introdotta dal Collegato Lavoro (INPS, messaggio 23 gennaio 2025, n. 269).

L’INPS ha fornito chiarimenti in ordine ai profili connessi all’applicazione del contributo addizionale NASpI e al relativo incremento a valere sui contratti di lavoro a tempo determinato e sui relativi rinnovi in caso di lavoratori assunti per lo svolgimento di attività stagionali. La delucidazione dell’Istituto giunge alla luce norma di interpretazione autentica dell’articolo 21, comma 2 del D.Lgs. n. 81/2015 introdotta dall’articolo 11 della Legge n. 203/2024 (Collegato Lavoro).

Infatti, la disposizione citata del Collegato Lavoro prevede che l’articolo 21, comma 2, secondo periodo del D.Lgs. n. 81/2015, si interpreti nel senso che rientrano nelle attività stagionali, oltre a quelle indicate dal D.P.R. n. 1525/1963, anche “le attività organizzate per fare fronte a intensificazioni dell’attività lavorativa in determinati periodi dell’anno, nonché a esigenze tecnico-produttive o collegate ai cicli stagionali dei settori produttivi o dei mercati serviti dall’impresa, secondo quanto previsto dai contratti collettivi di lavoro, ivi compresi quelli già sottoscritti alla data di entrata in vigore della presente legge, stipulati dalle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative nella categoria, ai sensi dell’articolo 51 del citato decreto legislativo n. 81 del 2015”.

Si rammenta, peraltro, che l’articolo 21, comma 2 del D.Lgs. n. 81/2015 prevede che, qualora un lavoratore sia riassunto a tempo determinato entro 10 giorni dalla data di scadenza di un contratto di durata fino a 6 mesi, ovvero 20 giorni dalla data di scadenza di un contratto di durata superiore a 6 mesi, il secondo contratto si trasforma in contratto a tempo indeterminato.

I chiarimenti dell’INPS

L’INPS spiega che in forza dell’intervento normativo di cui al citato articolo 11 del Collegato Lavoro, il disposto di cui all’articolo 2, comma 29, lettera b) della Legge n. 92/2012 non risulta, allo stato, allineato alla definizione di “attività stagionali” escluse dal medesimo articolo 11, che prevede l’obbligo di una vacanza contrattuale tra 2 contratti a termine.

Considerato che l’articolo 2, comma 29, lettera b) della Legge n. 92/2012 configura una deroga sostanziale rispetto al principio generale di debenza del contributo addizionale NASpI e del relativo incremento, la stessa norma ha natura speciale ed è, dunque, di stretta interpretazione, non potendo trovare applicazione al di fuori delle ipotesi tassativamente contemplate.

Pertanto, per i lavoratori a tempo determinato assunti nell’ambito di attività “per fare fronte a intensificazioni dell’attività lavorativa in determinati periodi dell’anno, nonché a esigenze tecnico-produttive o collegate ai cicli stagionali dei settori produttivi o dei mercati serviti dall’impresa, secondo quanto previsto dai contratti collettivi di lavoro”, ancorché definite “stagionali” dall’articolo 11 della Legge n. 203/2024, non rientrando queste nell’elencazione recata dal D.P.R. n. 1525/1963, è dovuto il contributo addizionale NASpI e l’aumento del medesimo contributo nei casi di rinnovo dei contratti di lavoro a tempo determinato di questa tipologia di lavoratori.

Infine, ai fini della compilazione del flusso di denuncia mensile UniEmens, i datori di lavoro che assumono lavoratori per lo svolgimento delle citate attività, non ricomprese nell’elencazione di cui al D.P.R. n. 1525/1963, ma definite “stagionali” dall’articolo 11 del Collegato, devono utilizzare le modalità in uso e validare l’elemento qualifica 3 con il valore “S” avente il significato di “Stagionale (restanti tipologie)”.

 

 

CCNL Farmacie: prosegue il confronto

Tra gli argomenti i permessi per la formazione, la maternità e la malattia

Lo scorso 15 gennaio si sono incontrate per la quarta volta Federfarma e Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs per discutere sul rinnovo del CCNL dei dipendenti da farmacie private.
Di seguito gli argomenti trattati.
Permessi per la formazione: la richiesta si incentra sullo svolgimento dei permessi per la formazione obbligatoria ed il relativo contributo alle spese relative ai corsi.
Maternità: Federfarma si è resa disponibile ad incrementare  la percentuale di integrazione alla retribuzione esclusivamente nel periodo di maternità obbligatoria.
Malattia: necessità di revisionare il testo contrattuale in merito alla distinzione tra malattia ed infortunio, oltre a discutere su un eventuale mantenimento del posto di lavoro in caso di superamento del periodo di comporto, sia per le situazioni di particolare gravità che per l’infortunio.
Permessi rol: Federfarma, a fronte della carenza del personale, non si è resa disponibile ad un incremento dei permessi.
In merito alla revisione della classificazione del personale ed all’introduzione di nuove figure professionali, invece, Federfarma ha stabilito la necessità di ulteriori approfondimenti. 
Le prossime riunioni sono fissate per il 12 e 13 marzo

CCNL Cinematografia Esercizi: firmata l’ipotesi di accordo

Dopo un percorso durato più di 2 anni, le Parti sociali hanno trovato un accordo anche sul fronte economico

Il 23 gennaio 2025 le Parti sociali, ad esclusione della Slc-Cgil, hanno siglato l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto di settore.
Difatti, a seguito dello stato di agitazione proclamato dalle OO.SS. e attraverso la mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori, si è giunti ad un accordo anche per la parte economica, prevedendo un aumento di 200,00 euro, per i FTE al quarto livello, così suddiviso:
– 150,00 euro sui minimi contrattuali;
– 50,00 euro sul welfare, in massima parte sulla polizza sanitaria.
Inoltre, è stato stabilito che la prima quota, pari a 35,00 euro, è stata già corrisposta con decorrenza dal 1° gennaio 2023; la seconda, pari a 60,00 euro, decorrere dal 1° novembre 2024; la terza quota di 50,00 euro sarà da destinare al welfare/ polizza sanitaria e la quarta tranche di 55,00 euro decorrerà dal 1° luglio 2025.
In aggiunta ai 200,00 euro di aumento complessivo previsti, l’accordo riconosce un ulteriore aumento per il recupero inflattivo dell’anno 2025, a partire dal 1° gennaio 2026. 
Si riportano di seguito le novità previste con l’ipotesi di accordo:
– maggiorazione del 10% del minimo tabellare per ciascuna ora lavorata di domenica;
– i 5,00 euro per 12 mensilità destinati precedentemente alla previdenza complementare saranno ora destinati alla polizza sanitaria;
– è stata definita la costituzione e la modalità di svolgimento del lavoro agile, riconoscendo il buono pasto anche in caso di attività lavorativa svolta in modalità agile prestato presso altre sedi o Hub aziendali;
– sono state eliminate le penalizzazioni economiche in caso di malattia nelle giornate di sabato, domenica e festivi;
– l’azienda corrisponderà alla lavoratrice ed al lavoratore un’indennità integrativa il cui importo, aggiunto al trattamento economico erogato dall’Istituto assicuratore consenta di raggiungere il 100% della normale retribuzione. 
Infine, viene pianificata l’apertura di un nuovo ente bilaterale di categoria che dovrà essere costituito entro il 31 dicembre 2025.

Dimissioni: le prime indicazioni dell’INL sulle novità del Collegato Lavoro

Le nuove norme in materia di risoluzione del rapporto di lavoro sono state analizzate in condivisione con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali (INL, nota 22 gennaio 2025 n. 579).

L’Ispettorato nazionale del lavoro (INL) ha fornito le prime indicazioni sulle novità che il Collegato Lavoro (Legge n. 203/2024) ha specificatamente introdotto in materia di risoluzione del rapporto di lavoro; indicazioni che sono state condivise con l’Ufficio legislativo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali che si è espresso in merito con la nota n. 532 del 20 gennaio 2025.

In particolare, si tratta del nuovo comma 7-bis dell’articolo 26 del D.Lgs. n. 151/2015 (introdotto dall’articolo 19 del Collegato) che prevede che in caso di assenza ingiustificata del lavoratore protratta oltre il termine previsto dal CCNL applicato al rapporto di lavoro o, in mancanza di previsione contrattuale, superiore a 15 giorni, il datore di lavoro ne dia comunicazione alla sede territoriale dell’INL, che può verificare la veridicità della comunicazione medesima. In questo caso il rapporto di lavoro si intende risolto per volontà del lavoratore e non si applica la disciplina prevista proprio dall’articolo 26 del decreto legislativo citato. Tali disposizioni non si applicano se il lavoratore dimostra l’impossibilità, per causa di forza maggiore o per fatto imputabile al datore di lavoro, di comunicare i motivi che giustificano la sua assenza.

Al riguardo, l’INL chiarisce che la comunicazione va effettuata solo laddove il datore di lavoro intenda evidentemente far valere l’assenza ingiustificata del lavoratore ai fini della risoluzione del rapporto di lavoro e pertanto non va effettuata sempre e in ogni caso.
Nel caso il datore di lavoro intenda effettuare la comunicazione, dovrà inoltre verificare che l’assenza ingiustificata abbia superato il termine eventualmente individuato dal contratto collettivo applicato o che, in assenza di una specifica previsione contrattuale, siano trascorsi almeno i 15 giorni prescritti dall’inizio del periodo di assenza. 

I contenuti della comunicazione

La comunicazione che il datore di lavoro intende effettuare alla sede territoriale dell’Ispettorato, preferibilmente a mezzo PEC all’indirizzo istituzionale di ciascuna sede, dovrà riportare tutte le informazioni a conoscenza dello stesso datore concernenti il lavoratore e riferibili non solo ai dati anagrafici, ma soprattutto ai recapiti, anche telefonici e di posta elettronica, di cui è a conoscenza. 

In proposito, l’INL ha messo a disposizione dell’utenza un modello di comunicazione (allegato alla nota in commento) volto a uniformarne i contenuti e semplificare il relativo adempimento.

Sulla base della comunicazione pervenuta e di eventuali altre informazioni già in possesso degli Ispettorati territoriali, potrà essere avviata la verifica sulla “veridicità della comunicazione medesima”. In tal senso gli Ispettorati potranno dunque contattare il lavoratore – ma anche altro personale impiegato presso il medesimo datore di lavoro o altri soggetti che possano fornire elementi utili – al fine di accertare se effettivamente il lavoratore non si sia più presentato presso la sede di lavoro, né abbia potuto comunicare la sua assenza.
Al fine di non vanificare l’efficacia di eventuali accertamenti, gli stessi dovranno essere avviati e conclusi con la massima tempestività e comunque entro il termine di 30 giorni dalla ricezione della comunicazione trasmessa dal datore di lavoro. 

Risoluzione del rapporto e prova contraria

Sulla base del protrarsi della assenza ingiustificata e della citata comunicazione da parte del datore di lavoro, il rapporto di lavoro si intenderà risolto per dimissioni del lavoratore. Pertanto, una volta decorso il periodo previsto dalla contrattazione collettiva o quello indicato dal legislatore ed effettuata la comunicazione all’Ispettorato territoriale del lavoro, il datore di lavoro potrà procedere alla comunicazione della cessazione del rapporto di lavoro. 

 Al riguardo, l’INL aggiunge che i motivi alla base dell’assenza (ad esempio mancato pagamento delle
retribuzioni) potranno tuttavia essere oggetto di una diversa valutazione anche in termini di “giusta causa” delle
dimissioni rispetto alle quali si provvederà ad informare il lavoratore dei conseguenti diritti.

L’effetto risolutivo del rapporto potrà tuttavia essere evitato laddove il lavoratore dimostri “l’impossibilità, per causa di forza maggiore o per fatto imputabile al datore di lavoro, di comunicare i motivi che giustificano la sua assenza”. Al riguardo il legislatore pone dunque in capo al lavoratore l’onere di provare non tanto i motivi che sono alla base dell’assenza, bensì l’impossibilità di comunicare gli stessi al datore di lavoro (ad esempio perché ricoverato in ospedale) o comunque la circostanza di averli comunicati. 

Laddove il lavoratore dia effettivamente prova di quanto sopra ma anche nell’ipotesi in cui l’Ispettorato accerti autonomamente la non veridicità della comunicazione del datore di lavoro, non può trovare applicazione l’effetto risolutivo del rapporto di lavoro di cui al secondo periodo del nuovo comma 7-bis. Solo in tal caso l’Ispettorato provvederà a comunicare l’inefficacia della risoluzione sia al lavoratore – il quale avrà diritto alla ricostituzione del rapporto laddove il datore di lavoro abbia già provveduto alla trasmissione del relativo modello Unilav – sia al datore di lavoro possibilmente riscontrando, con lo stesso mezzo, la comunicazione via PEC ricevuta.

 

CCNL Elettrici: iniziano le trattative per il rinnovo

Al centro del dibattito l’aumento dei salari e la riduzione dell’orario di lavoro

Lo scorso 21 gennaio è iniziata la trattativa per il rinnovo del CCNL 2025 – 2027 dei 55 mila lavoratori addetti al settore elettrico.
Durante l’incontro, i sindacati hanno presentato le richieste contenute nella piattaforma rivendicativa approvata nei giorni scorsi.
Innanzitutto, i sindacati hanno confermato la richiesta su un aumento dei salari, 335,00 euro complessivi sul TEC per il triennio, soprattutto in funzione della variazione inflativa degli ultimi anni.
In secondo luogo, i sindacati si sono concentrati sulla richiesta di una riduzione dell’orario di lavoro.
Il prossimo incontro è fissato per il 24 gennaio, con l’obiettivo di concludere quanto prima le trattive. 

 

 

 

CCNL Enti locali: Fp-Cgil e Uil-Fpl si oppongono alla firma del rinnovo

I Sindacati contestano le proposte dell’Aran e si battono per aumenti salariali più consistenti

Le OO.SS. Fp-Cgil e Uil-Fpl si sono dette contrarie alla firma del rinnovo del CCNL Enti locali, dal momento che mancano risorse per dignitosi aumenti contrattuali. È quanto affermato nella nota stampa del 21 gennaio 2025 tramite la quale affermano che le lavoratrici ed i lavoratori del settore percepiscono stipendi molto bassi e le risorse stanziate nelle leggi di bilancio per coprire il triennio 2022/2024 non sono sufficienti. A tal proposito, il Governo ha predisposto un aumento del 5,78%, lontano dall’indice inflattivo al 16,5% che equivale, secondo quanto riportano i sindacati, ad una busta paga, per l’area funzionari ad aumento netto di circa 38,70 euro. Per gli istruttori l’aumento netto è di 42,26 euro; per gli operatori esperti è di circa 37,59 euro netti e per gli operatori di 36,09 euro. Inoltre, i sindacati contestano i tagli operati dalla manovra 2025 pari a 3 miliardi e 700 milioni. Per le OO.SS. la battaglia va avanti finché non si otterranno risultati concreti. 

CCNL Turismo Catene Alberghiere: pubblicate le tabelle retributive con i nuovi importi dal 1° gennaio 2025



Diramate le tabelle retributive per i dipendenti del settore turistico con aumenti distribuiti in 4 tranches


Federturismo Confindustria e Aica insieme alle OO.SS. Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil hanno sottoscritto l’accordo di rinnovo del CCNL Turismo Catene Alberghiere, in data 21 dicembre 2024. Dal punto di vista retributivo, come riporta la circolare diramata da Federturismo Industria in data 16 gennaio 2025, l’accordo prevede un incremento della paga base nazionale conglobata a regime, pari a 200,00 euro mensili per il livello C2, con riproporzionamento percentuale per gli altri livelli. L’incremento verrà erogato in 4 tranches:
85,00 euro da gennaio 2025;
30,00 euro da giugno 2025;
35,00 euro da maggio 2026;
50,00 euro da aprile 2027


Per i soli dipendenti del comparto delle imprese di viaggi e turismo e congressi l’incremento di 200,00 euro mensili verrà erogato con delle tranches differenziate, vale a dire:
70,00 euro da gennaio 2025;
30,00 euro da settembre 2025;
40,00 euro da giugno 2027;
30,00 euro da dicembre 2027


Di seguito, le tabelle retributive con gli importi. 






























































Livello Minimo 1.1.2025 Minimo 1.6.2025 Minimo 1.5.2026 Minimo 1.4.2027
A1 2.337,18 2.379,89 2.429,72 2.500,91
A2 2.164,26 2.203,82 2.249,96 2.315,88
B1 2.016,88 2.053,74 2.096,74 2.158,17
B2 1.843,95 1.877,65 1.916,96 1.973,12
C1 1.739,43 1.771,21 1.808,30 1.861,28
C2 1.641,59 1.671,59 1.706,59 1.756,59
C3 1.540,02 1.568,16 1.601,00 1.647,91
D1 1.481,05 1.508,11 1.539,69 1.584,80
D2 1.368,69 1.393,70 1.422,88 1.464,57

Di seguito, gli importi solo per i dipendenti del comparto delle imprese di viaggio e turismo e congressi








































































Livello Minimo 1.1.2025 Minimo 1.9.2025 Minimo 1.9.2026 Minimo 1.6.2027 Minimo 1.12.2027
A1 2.315,82 2.358,53 2.401,24 2.458,19 2.500,91
A2 2.144,49 2.184,04 2.223,59 2.276,33 2.315,88
B1 1.998,45 2.035,31 2.072,17 2.121,31 2.158,17
B2 1.827,10 1.860,80 1.894,50 1.939,43 1.973,12
C1 1.723,53 1.755,32 1.787,11 1.829,49 1.861,28
C2 1.626,59 1.656,59 1.686,59 1.726,59 1.756,59
C3 1.525,95 1.554,09 1.582,24 1.619,76 1.647,91
D1 1.467,51 1.494,58 1.521,65 1.557,73 1.584,80
D2 1.356,18 1.381,20 1.406,21 1.439,56 1.464,57

Di seguito, gli importi per i dipendenti delle aziende alberghieri minori (alberghi di 1 e 2 stelle, pensioni, locande). 






























































Livello Minimo 1.1.2025 Minimo 1.6.2025  Minimo 1.5.2026 Minimo 1.4.2027 
A1 2.323,27 2.365,72 2.415,26 2.486,02
A2 2.151,62 2.190,94 2.236,81 2.302,35
B1 2.004,24 2.040,86 2.083,60 2.144,64
B2 1.833,21 1.866,71 1.905,80 1.961,64
C1 1.729,93 1.761,55 1.798,43 1.851,12
C2 1.633,36 1.663,21 1.698,04 1.747,79
C3 1.532,42 1.560,42 1.593,09 1.639,77
D1 1.474,08 1.501,01 1.532,44 1.577,34
D2 1.362,36 1.387,26 1.416,31 1.457,80

Di seguito, gli importi per i dipendenti delle agenzie minori


























Area Importo
B1 17,05
B2 16,01
C1 14,46
C2 13,43
C3 12,40
D1 12,14
D2 10,85

 

CIRL Formazione Professionale Lombardia: rinnovato il contratto regionale

A partire da febbraio previsto un aumento del ticket a 6,20 euro

Dopo una lunga trattativa il 20 dicembre 2024 è stato siglato da Aef Lombardia, Flc-Cgil Lombardia, Cisl-Scuola Lombardia e Uil Scuola il contratto regionale per il personale della formazione professionale. Il nuovo contratto interviene su diverse materie, apportando modifiche agli aspetti economici e all’organizzazione del lavoro.
Nello scorso mese di marzo le medesime Parti Sociali avevano anticipato il rinnovo con un accordo economico e nel mese di luglio avevano siglato un accordo ponte sull’orario di lavoro. 
Tra le principali novità del nuovo contratto si segnala l’erogazione di 1.000,00 euro una tantum in strumenti welfare, da corrispondere entro il mese di giugno 2025 ed un adeguamento economico dei rimborsi per missione. Inoltre è stato stabilito un aumento del ticket a 6,20 euro a partire da febbraio con la possibilità di contrattare ulteriori aumenti a livello di sede. 
Nel recepire il CCNL, il contratto regionale regola infine la flessibilità a partire dalla 24esima ora di docenza frontale con credito orario di un’ora oltre la 25esima e di due ore dopo la 26esima. 

FIS e Fondo e di solidarietà bilaterale per le attività professionali: la riduzione contributiva

Illustrata le agevolazioni in favore dei datori di lavoro rientranti nell’ambito di applicazione dell’articolo 5 del D.Lgs. n. 148/2025 e dei decreti interministeriali del 21 luglio 2022 e del 21 maggio 2024 (INPS, circolare 20 gennaio 2025, n. 5).

Con la circolare in commento, l’INPS ha illustrato le modifiche concernenti gli aspetti di natura contributiva disposte, a far data dal 1° gennaio 2025 dall’articolo 5 del D.Lgs. n. 148/2025, in materia di integrazione salariale ordinaria, straordinaria e in deroga e dai decreti interministeriali 21 luglio 2022 e 21 maggio 2024, in materia di Fondo di integrazione salariale (FIS) e di Fondo di solidarietà bilaterale per le attività professionali. L’Istituto ha anche fornito le relative istruzioni operative e contabili.

In particolare, con i decreti interministeriali citati, di adeguamento, rispettivamente, del Fondo di integrazione salariale (FIS) e del Fondo di solidarietà bilaterale per le attività professionali, al quanto prescritto dalla Legge n. 234/2021 (Legge di bilancio 2022) è stata introdotta, tra l’altro, a decorrere dal 1° gennaio 2025, una riduzione della aliquota del contributo ordinario dello 0,50% (di cui due terzi a carico del datore di lavoro e un terzo a carico dei lavoratori).

Analogamente, le previsioni di cui al comma 1-ter dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo, introdotto dalla Legge di bilancio 2022, hanno disposto, sempre con la medesima decorrenza, una specifica riduzione sulla contribuzione addizionale, in relazione ai trattamenti di integrazione salariale ordinaria e straordinaria.

Il FIS

Le previsioni del D.Lgs n. 148/2015 (articolo 29, comma 8-bis) e dell’articolo 8, comma 3, del D.I. 21 luglio 2022, recante “Adeguamento del Fondo di integrazione salariale alla legge 30 dicembre 2021, n. 234”, dispongono una riduzione del contributo ordinario, per i datori di lavoro che occupano fino a 5 dipendenti, a decorrere dal 1° gennaio 2025, fermo restando l’obbligo di garantire l’equilibrio di bilancio del Fondo medesimo.

Tale riduzione, stabilita in misura pari al 40% dell’aliquota del contributo ordinario dello 0,50%, attestandosi così allo 0,30%, è prevista a favore dei datori di lavoro che, nel semestre di riferimento, abbiano occupato mediamente fino a 5 dipendenti e che non abbiano presentato domanda di assegno di integrazione salariale al FIS, per almeno 24 mesi, a far data dal termine del periodo di fruizione del trattamento.

Il Fondo per le attività professionali

Il già menzionato D.I. 21 maggio 2024, all’articolo 6, comma 4, ha introdotto, a fare data dal 1° gennaio 2025, in analogia a quanto stabilito dalla disciplina del FIS, una riduzione della misura della contribuzione ordinaria di finanziamento.

Nello specifico, l’articolo 6 del D.I., dispone che, a decorrere dal 1° gennaio 2025, vi sia una riduzione in misura pari al 40% dell’aliquota dello 0,50%, attestandosi così allo 0,30%, a favore dei datori di lavoro che, nel semestre precedente la data di presentazione della domanda, abbiano occupato mediamente fino a 5 dipendenti e che non abbiano presentato domanda di assegno di integrazione salariale, per almeno 24 mesi, a far data dal termine del periodo di fruizione del trattamento.

Infine, la circolare in argomento include le indicazioni per la riduzione del contributo addizionale nei casi di CIGO, CIGS e CIGD, le modalità di determinazione dell’aliquota del contributo addizionale e le istruzioni operative relative alle agevolazioni sopra descritte.

CCNL Telecomunicazioni: le OO.SS. proclamano sciopero contro la disdetta del contratto

Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil reclamano il riconoscimento del CCNL delle Telecomunicazioni quale contratto di riferimento per le attività inerenti al comparto Crm/Bpo

Le Segreterie nazionali di Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil hanno proclamato sciopero per la giornata del 3 febbraio per contrastare la decisione di alcune aziende di disdire il contratto delle Telecomunicazioni per applicare un nuovo contratto sottoscritto lo scorso dicembre, da organizzazioni datoriali e sindacali non maggiormente rappresentative.
Per i Sindacati la scelta potrebbe impattare su circa 6000 dipendenti, suddivisi in una ventina di aziende che operano su diverse regioni del territorio nazionale, più altri lavoratori con contratti di collaborazione.  
A differenza del contratto delle Telecomunicazioni, affermano le Segreterie nazionali, nel nuovo contratto Assocontact/Cisal sono previste riduzioni dei permessi, nonchè aumenti salariali che non prendono in considerazione la vacanza contrattuale di 2 anni (2023 e 2024) e che prevedono per il prossimo triennio (2025-2027) aumenti di circa 60,00 euro. 
Per tal motivo Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil hanno proclamato uno sciopero, con presidio sotto il Ministero del Lavoro, per sollecitare l’impegno assunto lo scorso anno relativamente al riconoscimento del CCNL delle Telecomunicazioni quale contratto di riferimento per le attività inerenti al comparto Crm/Bpo.